I miei compagni delle elementari (fine Anni 50 del ‘900 - mille anni fa), mi compativano: dicevano “ne fa pecà, xe serà su” (ci fa pena, è chiuso dentro) perché in casa ci tenevano a briglia corta. Rare le uscite, solo in canonica, per il catechismo e una partitella al pallone e il resto, quando la guardia s’allentava, erano fughe: in bici per le stradelle, a bagnarci nei rii pescando spinarioe (gli spinarelli dalla gola rossa) e cacciando rane e lucertole, a zompare nei fienili, esplorare stalle, porcili, pollai, conigliere e scovando nidiate di gattini. È vero, ci sentivamo serai su (chiusi dentro) e quel “paradiso” della Villa era per me e i miei fratelli assai meno misterioso e paradisiaco di quanto si potesse pensare.
In questo periodo terribile, serai su in Villa, non abbiamo potuto che dirci fortunati: molto spazio e il recupero reale, non solo letterario, di un vivere dimenticato, la Vita in Villa. Ritmi lenti, il fluire della natura che dà e toglie, via i consumi inutili, un equilibrio nuovo recuperato giorno dopo giorno, ora, si dice, necessario per un nuovo modo di essere moderni, per una nuova politica e un’economia sostenibile. La Villa, microazienda agricola, turistica, famigliare, sembra un modello perfetto per il Bene Comune.
Ora siamo pronti a ripartire: da domenica 24 maggio ricominciano le visite guidate della Villa, con modalità dettate dalle nuove esigenze di sicurezza che la situazione ci impone. Ancora una volta, non vediamo l’ora di accompagnarvi alla scoperta della straordinaria Civiltà di Villa, ancora attuale e presente nelle abitudini, nel lavoro, nel cibo, negli svaghi.
Nessuna nostalgia, ma un ritorno alla realtà. Dalla storia, un passo avanti. Vi aspettiamo!
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